Siamo arrivati dunque alle unioni civili per le
persone con tendenze omosessuali. Ciò che è stato stralciato per ottenere
l'approvazione ( es. l’«obbligo
di fedeltà») rientrerà dalla finestra con appositi progetti di legge. Sicuramente
è un passaggio epocale, destinato a segnare la storia della nostra nazione (se
ancora si può chiamare così) come la legalizzazione di aborto e divorzio. Siamo
dunque di fronte all'ennesimo gradino verso il baratro della nostra società? Si
tratta di un punto di non ritorno, oppure esiste al possibilità di fermare
questo processo, e magari addirittura di ricostruire?
Spesso mi viene posta questa domanda, nel corso
di incontri e conferenze. Io rispondo con una metafora.
Quando viene l'autunno spiace a tutti vedere le
foglie ingiallire e poi cadere. Vorremmo sempre vedere gli alberi verdi, e invece vediamo le foglie staccarsi una dopo
l'altra, ed ogni giorno vediamo l'albero diventare sempre più spoglio, misero,
triste.
Cosa possiamo fare?
Possiamo prendere la scala, la colla, e
riattaccare una per una le foglie. Ma saranno foglie senza vita, e la nostra
fatica sarà come quella di Sisifo perché esse continueranno a staccarsi e a
cadere, ormai senza vita.
Esiste una alternativa?
Esiste.
Possiamo coprire le radici in modo che non
gelino, come diceva Tolkien. Guareschi diceva: «Bisogna conservare il seme». In
modo che, quando (se) tornerà la primavera, l'albero spontaneamente produrrà
nuove foglie, sarà di nuovo verde e pieno di vita.
E cosa sono le radici, cos'è il seme? Il seme di
Guareschi è la fede, dalla quale può nascere una nuova piante. E le radici?
Credo che le radici siano i fondamenti filosofici che hanno portato la civiltà
occidentale al livello che conosciamo e che vediamo sgretolarsi giorno dopo
giorno.
Queste radici, non ho dubbi, sono il pensiero di
Aristotele e san Tommaso d'Aquino.
Io stesso mi sono stupito di quanto sia facile
comprendere e smontare l'ideologia di genere con pochi e semplici strumenti
messi a nostra disposizione dal pensiero di questi due giganti.
In fondo, stiamo vivendo l'esito di un processo
(iniziato cinquecento anni fa) volto a distruggere la metafisica, ossia l'idea
che la realtà non sia solo quella che vediamo e tocchiamo. Questa è un'idea che
l'uomo ha dimostrato di avere sin dai primordi: i primi manufatti hanno non
hanno uno scopo funzionale, ma metafisico, se non spirituale. Il pensiero
metafisico è ben radicato in noi, anche se non ce ne rendiamo conto. Ma la
cultura nella quale siamo immersi fa di tutto per convincerci che le leggi
morali e religiose siano «mere costruzioni sociali», che l'uomo non abbia una
«natura» (un progetto) e che non esista alcuna finalità nelle cose.
La legge Cirinnà è stata approvata proprio
grazie alla diffusione di questo pensiero: il fondamento dell'unione non ha
nulla di metafisico, ma si basa sull'«amore», che è semplicemente un istinto,
un sentimento o una passione radicata nella nostra biologia, una questione di
«chimica». Anche chi si è opposto alla Cirinnà, avendo perso l'orizzonte
metafisico, si è aggrappato a ciò che è visibile, misurabile, utilizzando ad
esempio ricerche sull'effetto della crescita dei bambini in coppie
omogenitoriali. L'efficacia di questi strumenti l'abbiamo valutata sul campo.
C'è anche chi ha tentato di appellarsi al concetto di «natura», purtroppo senza
spiegarlo né, forse, averlo compreso.
Credo che l'unico modo per opporsi a questa
deriva consista nella riscoperta e nello studio della metafisica: le cose hanno
un fine, esiste un bene o un male intrinseco ed oggettivo (al di là delle
conseguenze), il mondo ha un ordine, una razionalità che va scoperta,
rispettata e contemplata.
Mi piacerebbe che le parrocchie, i movimenti
ecclesiali e tutti coloro che hanno a cuore la nostra civiltà si impegnino per
conservarne le radici, cioè il pensiero aristotelico-tomista. Vorrei opuscoli e
libri divulgativi adatti a tutte le età, corsi di tomismo per tutti, che san
Tommaso diventasse il fulcro della formazione intellettuale del nostro paese e
di tutto l'occidente.
Sono in buona compagnia.
Guardando indietro nella storia della Chiesa
vediamo che i papi hanno sempre raccomandato il pensiero di san Tommaso per
fronteggiare i fenomeni rivoluzionari del proprio tempo.
Leone XIII, ad esempio, che si trovò a
fronteggiare la questione operaia e la diffusione del socialismo, nel 1879
(centenario della Rivoluzione Francese) pubblicò l'enciclica Aeterni Patris
nella quale raccomandava lo studio di san Tommaso. Lo stesso papa Pecci ordinò
una riedizione critica delle opere dell'aquinate, che fu poi chiamata Leonina.
San Pio X, impegnato a combattere il socialismo
e il liberalismo, la massoneria e il modernismo, fece pubblicare le celebri «24
tesi tomiste», desiderando che fossero una guida per la formazione cattolica.
Benedetto XV, pubblicando il Codice di Diritto
Canonico del 1917, volle che il tomismo fosse la guida per l'insegnamento della
teologia.
Pio XI scrisse, nell'enciclica Deus
Scientiarum Dominus (1931): «Nella
facoltà teologica il posto d'onore sia riservato alla sacra teologia. Inoltre,
questa disciplina deve essere insegnata sia con il metodo positivo sia con
quello speculativo; perciò, una volta esposte le verità della fede, e una volta
dimostrate a partire dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione, se ne ricerchi e
se ne spieghi l'intima natura razionale secondo i principi e la dottrina di san
Tommaso d'Aquino».
Infine Pio XII, opponendosi con l'enciclica
Humani Generis (1950) all'ateismo, all'esistenzialismo, all'evoluzionismo e al
materialismo, insegnò che «come ben
sappiamo dall'esperienza di parecchi secoli, il metodo dell'Aquinate si
distingue per singolare superiorità tanto nell'ammaestrare gli alunni quanto
nella ricerca della verità; la sua dottrina poi è in armonia con la rivelazione
divina ed è molto efficace per mettere al sicuro i fondamenti della fede come
pure per cogliere con utilità e sicurezza i frutti di un sano progresso».
Insomma, nei momenti di pericolo i pontefici
hanno sempre indicato la filosofia perenne di san Tommaso come lo strumento per
opporsi al male.
Che avessero ragione?
Roberto
Marchesini, psicologo e psicoterapeuta
Sarebbe bello... ma purtroppo la società non lo vuole. Preferisce il bene materiale, a quello metafisico, anzi ne ha proprio paura. Non so perché... forse abbiamo sbagliato qualcosa, in passato?
RispondiEliminaChi come me non ha studiato filosofia da dove può iniziare un percorso di conoscenza di san Tommaso?
RispondiEliminaChi come me non ha studiato filosofia da dove può iniziare un percorso di conoscenza di san Tommaso?
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